Sono ormai più di 5 anni che frequento SMAU (a volte anche da espositore) e non ho mai fatto mistero che la tappa di Milano è sempre stata tra le mie preferite.
SMAU nella testa degli addetti ai lavori è la fiera dell’innovazione, dove si possono scoprire le tendenze e le nuove visioni sul mondo tech.
Volevi scoprire la nuova tendenza nel campo delle interfacce? Andavi a SMAU.
Volevi capire meglio “il cloud” e scoprire le soluzioni migliori che il mercato aveva da offrire? Andavi a SMAU.
Volevi vedere se qualche pazzoide aveva inventato qualcosa di nuovo, una killer application, un qualcosa che ti facesse tremare la spina dorsale dall’emozione? La risposta era sempre quella: SMAU.
Poi ovvio, noi maschietti andavamo a SMAU per vedere anche le hostess di Aruba ricoperte di latex aderente posare vicino alla moto del campionato GP, ma quella è tutt’altra storia non adatta a questo blog.
Questo è stato il primo anno in cui alla fiera dell’innovazione mi sono trovato in difficoltà. Se avessi chiuso gli occhi avrei quasi potuto pensare di tornare indietro nel tempo di 5-7 anni.
Purtroppo ho visto poca, poca e ancora poca innovazione.
Avere, alle soglie del 2020 un’azienda tech ti spinge a giocare sul sicuro per non essere fagocitato dal mercato e dalle varie fasi di crisi economica ciclicamente presenti a livello globale, ma purtroppo sembra sempre che manchi qualcosa.
Si ha spesso la sensazione che tutti i vari sviluppatori ed innovatori proprietari di aziende (o startup) tecnologiche abbiano perso la scintilla negli occhi.
Quella scintilla che li ha spinti ad iniziare a lavorare nel mondo tecnologico, nel mondo delle innovazioni, delle scoperte, delle sperimentazioni.
Sembra di vedere, come dicevo sopra, un ritorno al passato. Un ritorno in cui mancano nuove idee e la “normale pazzia” che distingue un po’ tutti i nerd presenti nel mondo.
Ho visto così un ritorno a soluzioni mobili integrate con sopra Android 2.2 o addirittura Windows CE (che credevo morto dal 2003), o peggio ho visto speech in cui si parlava di blog usato come strumento di personal branding, argomento ormai vecchio e consolidato da anni.
Anche i convegni più avanzati non andavano oltre alle solite tre parole “big data“, “intelligenza artificiale” e “web X.0” argomenti senza dubbio interessanti, ma trattati in modo superficiale da ormai più di 4 anni.
Poco approfondimento serio e tecnico (che è ciò che un qualsiasi visitatore si aspetterebbe da SMAU), fatte veramente poche eccezioni (solo uno speech è rimasto ben fissato nella mia mente).
Ovvio, qualcosa di nuovo l’ho visto: ad esempio ho avuto la fortuna di provare una tech demo di Hololens di Microsoft, rimanendone particolarmente colpito (ed allo stesso tempo deluso per alcuni limiti tecnici), ho toccato con mano una nuova tecnica di stampa 3D…ma poco altro.
Lo so, potevo fare un post meno critico, non è nelle mie corde essere un lamentone, ma il mio intento era passare un sentimento.
Nel mondo innovativo che vorrei, mi piacerebbe vedere dei tecnici appassionati, che rischiano (come abbiamo fatto noi più volte) senza la paura di fallire o, peggio, di essere “troppo innovativi” per le esigenze di mercato.
Il mondo ha ancora bisogno di sviluppatori con la scintilla negli occhi, che si svegliano mossi dalla passione e non solo dai numeri del conto economico/stato patrimoniale.
Per innovare serve coraggio, un coraggio che a noi italiani quest’anno è mancato. Purtroppo.
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