Alzi la mano chi in azienda non ha mai sentito le parole “mi fido del computer…non sbaglia mai”.
Oggi si parla appunto di quello, di computer, di automatismi, della loro ipotetica infallibilità e del perché questo deve essere un mito da sfatare a tutti i costi.
Innanzitutto partiamo da un presupposto: le macchine ed i software (per ora) sono programmati dagli esseri umani e per questo si portano dietro tutti i difetti derivanti dalla mente del programmatore che ha realizzato la logica del programma.
L’esempio più calzante sta nella “barzelletta” che ormai da anni gira nel mondo dei programmatori:
La mamma dice a Pierino
“Pierino vai al supermercato a comperare il latte, e se ci sono le uova, prendine sei”
Dopo un po’ torna e la madre gli chiede: “perché sei bottiglie di latte ?”
Lui : “c’erano le uova”.
Ovviamente la battuta rende meglio nella sua forma originale in inglese, che rispecchia pienamente qualsiasi proto-linguaggio di programmazione.
È evidente che in un contesto umano il messaggio è corretto e ben comprensibile da chiunque, ma quando si tratta di dialogare con una macchina anche la più piccola virgola risulta fondamentale per l’interpretazione corretta o meno della procedura.
Tutte queste piccole considerazioni se le applichiamo nel mondo aziendale reale ci portano a rivalutare totalmente la progettazione di una qualsiasi automazione industriale.
Infatti il problema si sposta drammaticamente dall’altro lato e ci si accorge velocemente che la colpa di quasi la totalità degli errori è data da un’errata interazione umana.
Ricordo ancora un’esperienza che mi è capitata qualche anno fa: un cliente mi chiama nel panico perché un flusso automatico di trasferimento ed archiviazione dati non riconosceva più correttamente i vari file archiviandoli nei posti sbagliati o addirittura segnalandoli come errori.
Possibile che la macchina fosse impazzita? No, nessuna macchina prende iniziative autonome.
Tutto il problema era dato dal sistema utilizzato per dare in pasto i file al software.
La segretaria che conosceva tutte le procedure era stata sostituita con una nuova e la formazione sul flusso di lavoro si era limitata a “prendi questo strumento, butta dentro i file trascinandoli col mouse e clicca ok, il resto lo fa lui“.
In realtà la procedura non era così banale e necessitava una piccola standardizzazione dei file (erano accettati solo alcuni formati, considerati standard in azienda, i file zippati dovevano essere .zip etc…).
Ovviamente la nuova ragazza, non conoscendo la procedura corretta ed i piccoli accorgimenti da tenere aveva generato una miriade di situazioni di errore.
In quel caso il malfunzionamento era talmente evidente che fortunatamente siamo riusciti ad intervenire e sistemare tutto tempestivamente, ma se non fosse stato tutto così semplice? Se il software fosse stato scritto in maniera non perfetta (in grado di archiviare comunque i file errati) e magari avesse cancellato alcuni documenti importanti, cosa sarebbe potuto accadere?
Per questo (come avviene in qualsiasi comunicazione umana) se si vuole interagire con un’altra entità, magari con un livello comunicativo o un’intelligenza “più semplice della nostra” è meglio semplificare il livello della comunicazione.
Quando parliamo di automazioni industriali complesse è bene stabilire subito delle regole (valide sia per gli uomini che per le macchine) che limitino al minimo le incomprensioni e le possibilità di generare errori.
E a te sono mai capitati errori tipici di una macchina, magari in qualche applicativo che usi in azienda?
Raccontaci la tua esperienza nei commenti.
1 Comment
Alessio
Quanta verità in quella battuta 😀 Effettivamente il processo mentale utilizzato dallo sviluppatore può non corrispondere a quello di colui che poi utilizza effettivamente quello strumento. Mi è capitato in passato di vedere una progettazione di software per l’automazione industriale che per riuscire a rispondere alle esigenze del lavoratore si è dovuto immedesimare nell’azienda, riuscendo così allo sviluppo ottimale del software.
È tutta una questione di interfaccia - Digital Creative Solution
[…] Diego, è spesso focalizzato sulle applicazioni server, su quelli che lui ama chiamare “automatismi industriali“, in cui cerca di ridurre al massimo l’interazione tra uomo e macchina, io ho un focus […]